Fino al 9 giugno 2019 a Vercelli è in esposizione un documento tra i più importanti del mondo...
La Magna Charta Libertatum è un trattato di pace, siglato il 15 giugno 1215 tra il re e i baroni, con cui venne sancito che tutti avevano diritto ad un processo equo e nessuno era al di sopra della legge, neanche il sovrano, tenuto al rispetto delle libertà dei sudditi. Un atto confermato, con alcune modifiche e integrazioni (nell'immagine a lato, l'atto
del 1225 conservato all'Archivio Nazionale inglese) fino alla stesura
definitiva, stilata nel 1297, con l'editto del 1300 venne stabilito che fosse
trascritto in copie consegnate a tutte le contee affinché gli sceriffi ne applicassero i dettami e, durante le assemblee dei tribunali, il testo venisse letto pubblicamente almeno
quattro volte all'anno, rappresenta il primo documento che enuclea i diritti fondamentali dei cittadini di uno stato, all'epoca il regno feudale inglese, e ad esso si sono ispirate le costituzioni delle moderne nazioni democratiche e la vigente
dichiarazione universale dei diritti umani.
Nel 1216 alla revisione dell'atto siglato l'anno prima dal re Giovanni "Senzaterra" ebbe ruolo importante il cardinale vercellese Guala Bicchieri, un esperto di giurisprudenza formatosi alla schola eusebiana, fondata nella diocesi piemontese dai suoi predecessori, perciò nominato tutore del giovane Enrico III, appena succeduto al trono, e come legato pontificio inviato a supervisionare il "perfezionamento" della carta inglese. Per i suoi meriti nella missione, il cardinale fu lautamente ricompensato con l’assegnazione delle rendite dell'abbazia di Saint Andrew a Chesterton - Cambridge, e nella propria diocesi, a Vercelli, nel 1219 avviò la costruzione della basilica di Sant'Andrea, affidandone l’opera alla congregazione dell’abazia di San Vittore a Parigi. Un gruppo di monaci guidati da Tommaso Gallo, docente di teologia alla Sorbona, si trasferì nella città piemontese e vi edificò la cattedrale e l’annesso ospitale per i pellegrini sul modello delle magnifiche architetture che in quel periodo sorgevano all'Île-de-France, tra cui la celebre Notre Dame.
Nel 1216 alla revisione dell'atto siglato l'anno prima dal re Giovanni "Senzaterra" ebbe ruolo importante il cardinale vercellese Guala Bicchieri, un esperto di giurisprudenza formatosi alla schola eusebiana, fondata nella diocesi piemontese dai suoi predecessori, perciò nominato tutore del giovane Enrico III, appena succeduto al trono, e come legato pontificio inviato a supervisionare il "perfezionamento" della carta inglese. Per i suoi meriti nella missione, il cardinale fu lautamente ricompensato con l’assegnazione delle rendite dell'abbazia di Saint Andrew a Chesterton - Cambridge, e nella propria diocesi, a Vercelli, nel 1219 avviò la costruzione della basilica di Sant'Andrea, affidandone l’opera alla congregazione dell’abazia di San Vittore a Parigi. Un gruppo di monaci guidati da Tommaso Gallo, docente di teologia alla Sorbona, si trasferì nella città piemontese e vi edificò la cattedrale e l’annesso ospitale per i pellegrini sul modello delle magnifiche architetture che in quel periodo sorgevano all'Île-de-France, tra cui la celebre Notre Dame.
A commemorare l'8° centenario della fondazione del complesso, uno dei primi esemplari di gotico italiano, una copia originale di una delle versioni della Magna Charta quest’anno
è presentata in esposizione a Vercelli nella mostra allestita presso il
Polo ARCA, l'ex-chiesa di San Marco. L'allestimento la propone insieme ad alcuni
ritratti del cardinale, in particolare due quadri dipinti nel XIII secolo, e oggetti
di sua proprietà, in particolare il suo stupendo baule da viaggio, un elegante cofano di legno decorato con capolavori d'arte orafa, in cui lui trasportava i propri bagagli più preziosi, probabilmente dall'Inghilterra anche dei manoscritti che oggi fanno parte del patrimonio
della Biblioteca Capitolare e del Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli.
La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento è una mostra diffusa, che si estende anche in un percorso tematico di visite alla basilica di Sant’Andrea e nei cittadini Archivio di Stato, Museo Francesco Borgogna, Museo Leone e Museo del Tesoro del Duomo, dove è in esposizione permanente il Vercelli Book e per l’occasione è presentata la rassegna Il Mappamondo di Vercelli e le donazioni dei canonici nel XIII secolo, nel cui ambito sono organizzate le seguenti iniziative:
venerdì 3 maggio, h 17 ● esposizione delle pergamene didattiche dello studium eusebiano e presentazione degli atti dell’incontro internazionale di studio sul tema Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli, con l’intervento di Martina Bagnoli, direttore delle Gallerie Estensi, sul tema de Il pensiero grafico nella cultura medievale
sabato 11 maggio, h 15,30 ● la ricercatrice e saggista Elena Percivaldi illustrerà due mappamondi medievali, quello di Vercelli e quello di Hereford, confrontandone le raffigurazioni nella relazione intitolata Dalla terra al cielo: geografia, astronomia e fantasia
20 maggio ● il professor Massimo Miglietta, docente di diritto romano all’Università di Trento, descriverà i testi di alcuni manoscritti conservati nell'Archivio e che testimoniano L’insegnamento del diritto nello studium di Vercelli.
La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento è una mostra diffusa, che si estende anche in un percorso tematico di visite alla basilica di Sant’Andrea e nei cittadini Archivio di Stato, Museo Francesco Borgogna, Museo Leone e Museo del Tesoro del Duomo, dove è in esposizione permanente il Vercelli Book e per l’occasione è presentata la rassegna Il Mappamondo di Vercelli e le donazioni dei canonici nel XIII secolo, nel cui ambito sono organizzate le seguenti iniziative:
venerdì 3 maggio, h 17 ● esposizione delle pergamene didattiche dello studium eusebiano e presentazione degli atti dell’incontro internazionale di studio sul tema Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli, con l’intervento di Martina Bagnoli, direttore delle Gallerie Estensi, sul tema de Il pensiero grafico nella cultura medievale
sabato 11 maggio, h 15,30 ● la ricercatrice e saggista Elena Percivaldi illustrerà due mappamondi medievali, quello di Vercelli e quello di Hereford, confrontandone le raffigurazioni nella relazione intitolata Dalla terra al cielo: geografia, astronomia e fantasia
20 maggio ● il professor Massimo Miglietta, docente di diritto romano all’Università di Trento, descriverà i testi di alcuni manoscritti conservati nell'Archivio e che testimoniano L’insegnamento del diritto nello studium di Vercelli.
Nel 1225 contestualmente alla versione riveduta e corretta della Magna Charta venne promulgata anche la CHARTER OF THE FOREST, cioè delle terre coperte da boschi e anche di pascoli e terreni fertili, che costituivano un dominio reale. Tra queste, in particolare, la rinomata foresta di Sherwood, che Enrico II aveva ereditato dal padre, Giovanni Senzaterra, reggente e successore del fratello, Riccardo Cuor di Leone, e oggetto di contesa tra il re e i ribelli... tra cui il leggendario Robin Hood! Collegata e allegata alla MAGNA CHARTA LIBERTATUM - CARTA DELLE LIBERTÀ, specifica i termini del trattato in merito a una questione, lo sfruttamento dei boschi: il re, Enrico III, riconosceva ai vassalli i diritti (le "libertà") alla raccolta del legname, alla caccia della selvaggina e al pascolo di greggi e di suini nei boschi - cioè all'uso delle loro risorse, che per la popolazione costituivano un'importante fonte di sussistenza - e rinunciava alle pretese sui terreni che i suoi predecessori (specificatamente lo zio e il nonno) avevano concesso ai sudditi, al contempo imponendo loro il dovere di cura e conservazione, oggi diremmo di tutela a salvaguardia, delle piantagioni silvestri, cioè che non abbattessero gli alberi dei boschi per trasformarne le aree in terreni agricoli.
Pochi anni dopo, nel 1227, un accordo simile veniva pattuito tra un gruppo di abitanti del borgo di Trino Vercellese per un bosco che, in cambio del proprio lavoro per la costruzione del castello nella cittadina, avevano ottenuto dal marchese del Monferrato che fosse loro assegnato, così risparmiato dal progressivo abbattimento per mettere i terreni a coltura, un'opera condotta dai monaci cistercensi che circa 100 anni prima si erano insediati nel luogo. Da allora denominato Bosco delle Sorti della Partecipanza, cioè dell'associazione che aggrega le generazioni di successori dei primi possidenti, che lo amministrano con cura alla sua conservazione secondo criteri che oggi definiamo ecologici e sostenibili, adesso è un prezioso patrimonio ambientale, l'ultima parte della primordiale foresta che in antichità si estendeva in questa zona della Pianura Padana, perciò un'area protetta, tutelata all'interno del sistema del Parco Fluviale del Po nel tratto vercellese-alessandrino e la cui gestione è sorvegliata dall'ente non-governativo internazionale FSC - Forest Stewardship Council. Il documento che ne attesta l'attribuzione del possesso, e con esso dei diritti al suo sfruttamento, ai partecipanti trinesi, è depositato all'Archivio di Stato di Torino e una copia è esposta a Trino al Museo Civico Gian Andrea Irico, dove si tramanda anche la memoria storica della sua antica denominazione come CARTA DELLE LIBERTÀ.
Pochi anni dopo, nel 1227, un accordo simile veniva pattuito tra un gruppo di abitanti del borgo di Trino Vercellese per un bosco che, in cambio del proprio lavoro per la costruzione del castello nella cittadina, avevano ottenuto dal marchese del Monferrato che fosse loro assegnato, così risparmiato dal progressivo abbattimento per mettere i terreni a coltura, un'opera condotta dai monaci cistercensi che circa 100 anni prima si erano insediati nel luogo. Da allora denominato Bosco delle Sorti della Partecipanza, cioè dell'associazione che aggrega le generazioni di successori dei primi possidenti, che lo amministrano con cura alla sua conservazione secondo criteri che oggi definiamo ecologici e sostenibili, adesso è un prezioso patrimonio ambientale, l'ultima parte della primordiale foresta che in antichità si estendeva in questa zona della Pianura Padana, perciò un'area protetta, tutelata all'interno del sistema del Parco Fluviale del Po nel tratto vercellese-alessandrino e la cui gestione è sorvegliata dall'ente non-governativo internazionale FSC - Forest Stewardship Council. Il documento che ne attesta l'attribuzione del possesso, e con esso dei diritti al suo sfruttamento, ai partecipanti trinesi, è depositato all'Archivio di Stato di Torino e una copia è esposta a Trino al Museo Civico Gian Andrea Irico, dove si tramanda anche la memoria storica della sua antica denominazione come CARTA DELLE LIBERTÀ.
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