sabato 2 novembre 2019

L'estate di San Martino e il capodanno nel mondo rurale


A metà dell'autunno, dopo le prime piogge e nebbie e il precipitoso calo della temperatura mentre le giornate "si accorciano" e le ore di buio "si allungano", arriva l'estate di San Martino, una settimana circa di bel tempo e tepore che culmina l'11 novembre, il capodanno del mondo rurale nei territori italiani e nel calendario cristiano la data commemorativa di San Martino di Tours. 


L'atmosfera di questa giornata "speciale" è descritta nella celebre poesia composta tra il 1861 e il 1887 da Giosuè Carducci, nel 1906 il primo italiano vincitore del Premio Nobel per la letteratura, che nell'ode Piemonte nel 1898 ha denominato il Monferrato "l'esultante di castella e vigne suol d'Aleramo" e ricordato che Santorre di Santarosa ad Alessandria "diè a l'aure il primo tricolor".
San Martino in una redazione intermedia


SAN MARTINO

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.


Nel periodo di San Martino molte manifestazioni animano i borghi del Monferrato per onorare i frutti della sua terra che nella stagione trionfano a tavola, in particolare i tartufi, e il vino... 
A San Martino ogni mosto diventa vino

CANTINE APERTE A SAN MARTINO
Il proverbio contadino dice che il vino novello è pronto al giorno di San Martino, perciò intorno a questa data in molte località vengono organizzate sagre, fiere e iniziative per la sua degustazione. Nelle tradizioni del mondo rurale l'11 novembre è anche la giornata "spartiacque" del susseguirsi dei cicli stagionali e la data principale del calendario, in cui è fissata per l'annuale rendicontazione e, conseguentemente, per il rinnovo o l'annullamento dei contratti agrari.

⇨ IL CAPODANNO DEL MONDO RURALE

Ancora oggi nel periodo tra fine ottobre e la prima metà di novembre numerosi enti e le principali associazioni di categoria presentano i rapporti sulle produzioni agricole e fino alla seconda metà del secolo scorso, il XX, cioè fino a un passato che oggi sembra tanto remoto, durante la giornata di San Martino nelle imprese agricole si decidevano le sorti di mezzadri e braccianti, e delle loro famiglie. Se tutto andava bene, cioè se i raccolti estivi erano stati abbondanti, se il bestiame era numeroso e sano, se l'andamento delle rendite agricole era stato favorevole e se non erano insorte questioni tra le parti, cioè tra il proprietario dei terreni e dell'azienda agricola e il mezzadro, tra il mezzadro e il bracciante o tra il bracciante e il padrone della tenuta... i patti venivano riconfermati e stipulati nei contratti degli incarichi per la gestione delle imprese agricole e per lo svolgimento delle attività agrarie, conseguentemente anche delle fittanze nei poderi e per gli affitti delle case e degli alloggi che, con il lavoro, spettavano a mezzadri (manager) e braccianti (contadini, stallieri,...). 
Invece alla disdetta, cioè con l'annullamento degli accordi oppure con l'allora insindacabile licenziamento, conseguiva direttamente che il fittavolo, e con lui la sua famiglia, doveva andarsene immediatamente e, come si diceva in dialetto piemontese e monferrino, fa' 'l san martì (fare il San Martino), ovvero traslocare
Leggenda aurea, Jacques de Varagine
(XV sec., Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi)
FOLIA - Franco Cosimo Panini editore



C'è una precisa ragione storica per cui nelle campagne italiane tutto ciò avveniva proprio nella giornata dell'anno dedicata a

San MARTINO DI TOURS,

patrono dei reali di Francia e 

dei mendicanti (della solidarietà) 

e pilastro del cristianesimo rurale

dettaglio dell'affresco del XII secolo che sovrasta
l'altare di San Marti' in Puigbò
Martino nacque tra il 316 e il 317 a Sabaria - l'odierna Szombathely, la più antica città ungherese e all'epoca il più estremo avamposto dell'impero romano alle frontiere della Pannonia. Suo padre era il tribuno militare a capo della legione stanziata nella regione e al termine della missione venne premiato con un podere nel territorio di Papilia, cioè Pavia, nei pressi della cittadina oggi denominata San Martino Siccomario, dove Martino trascorse l'infanzia e l'adolescenza. Le biografie riferiscono che manifestò la propria fede nel cristianesimo fin da piccolo e che una domenica fuggì dalla dimora per recarsi in una chiesa, dove venne ritrovato dopo due giorni. Nel 313 l'imperatore Costantino aveva promulgato l'editto di Milano, con cui riconosceva "ai cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità" e nel 321 stabilito che la domenica, il romano dies Solis, fosse una giornata festiva e dedicata alla celebrazione dei riti religiosi. Nel 331 venne emanato un decreto che obbligava i figli dei veterani all'arruolamento e così venne reclutato anche il giovane, dal padre chiamato Martinus in onore a Marte, il dio della guerra. Assegnato a un corpo scelto, la cavalleria, e destinato in Gallia, ad Amiens, nell'inverno del 335 durante una ronda notturna Martino per soccorrere un mendicante intirizzito con la spada tagliò il proprio mantello in due parti. Quella stessa notte sognò Gesù che, indossando la metà dell'abito donata al povero, diceva agli angeli «Ecco Martino, il soldato romano che non è battezzato e mi ha vestito» e il mattino dopo trovò il mantello miracolosamente tornato intero. L'esperienza fece maturare il lui, già catecumeno, la decisione di battezzarsi e in seguito, nel 346 circa, abbandonare l'esercito e intraprendere la carriera ecclesiastica. Poiché si schierò contro l'arianesimo venne scacciato dalla Gallia e poi da Milano e nel 357 si ritirò in eremitaggio sull'isola di Gallinara (ora una riserva), dove la leggenda narra che sopravvisse nutrendosi di elleboro, una pianta velenosa e dai cui effetti tossici si salvò pregando. In questo periodo incontrò Sant'Ilario, vescovo di Poiters, che lo prese sotto la propria protezione, condusse con sé in Acquitania e nel 361 incaricò della fondazione uno dei primi monasteri nei domini franchi, l'abazzia di Ligugé, dove Martino visse fino al 371, quando venne acclamato vescovo dai cittadini di Tours, città della regione centrale della Valle della Loira (ora un sito UNESCO), dove nel 375 fondò il monastero, detto Maiusper tutto il medioevo una delle maggiori chiese francesi, l'Abbazia di Marmoutier.
Santa Maria Assunta a Torcello, VE
Continuando a condurre vita monacale e contrastare l'arianesimo, Martino si dedicò anche a diffondere il cristianesimo nelle campagne, dove per sradicare culti celtici e riti druidici praticati nei boschi sacri si impegnò così tanto da venir soprannominato "abbattitore di alberi". Nel contempo si prodigò nella cura delle persone, acquisendo la fama di taumaturgo, e in opere di carità, accrescendo la nomea di misericordioso che poi lo rese patrono dei mendicanti e della solidarietà. Nel 397 chiamato a dirimere una questione tra i chierici di Candes, dove morì l'8 novembre e le sue spoglie furono portate a Tours, dove i funerali vennero celebrati l'11 novembre. Per secoli il suo sepolcro è stato una principale meta di pellegrinaggi dei cristiani e il suo miracoloso mantello, dai re merovingi conservato tra le preziose reliquie della dinastia e dai reali francesi, di cui Martino è il patrono, come un emblema della propria sovranità, è anche un'icona della chiesa perché la cappa era custodita in una cripta detta cappella e da religiosi detti cappellani. A testimoniare quanto la sua figura sia fondamentale per il cristianesimo, il mosaico che adorna l'edificio più antico della laguna veneziana, la basilica di Santa Maria Assunta a Torcello costruita nel 639, rappresenta Martino come uno dei 4 pilastri della dottrina, collocato tra celebri dottori della religione Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno perché "propagandista" dei dogmi teologici nelle comunità rurali, dove con la conversione si diffusero i principi etici cristiani e vennero applicate le leggi che, sulle basi giuridiche del diritto romano, sancivano norme politico-sociali ad essi conformate.

Resti della chiesa di San Martino a Castelvero



A San Martino di Tours sono dedicati molti luoghi di culto in tutto il mondo, anche in Monferrato, dove la sua memoria è ricordata da una delle più antiche chiese del territorio, di cui purtroppo rimangono solo le rovine nella campagna di Castelvero, una frazione del comune di Piovà Massaia, che si ritiene sia stata edificata agli albori del X secolo dove prima era sito un tempio romano o un luogo di culto pagano, e il santo è patrono di Terruggia, uno storico borgo rurale dove da 5 lustri a primavera si svolge la fiera Vivere in campagna



LA CAPPA: ABITO CHE FA IL MONACO E INSEGNA DEI CAVALIERI 


PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA - Il detto riportato sull'asso di coppe delle carte da gioco venete deriva da un proverbio - Uno pro puncto caruit Martinus asello - tramandato in lingua latina e riferito alla vicenda narrata da una leggenda risalente al XVI secolo e la cui aderenza alla realtà si è persa con le prove delle sue fondamenta storiche. Il protagonista è Martino, un monaco del monastero di Asello - sito di cui si è persa traccia e il cui nome è assonante con la parola asellus che significa "asino" - che volendo dimostrarsi degno della candidatura alla carica di abate del convento si prodigò ad abbellirne l'ingresso, però nella frase che incise sul portone fece un errore di punteggiatura: invece che "Porta patens esto. Nulli claudatur honesto - La porta stia aperta. Non venga chiusa a nessun uomo onesto" scrisse "Porta patens esto nulli. Claudatur honesto - Porta aperta a nessuno. Resti chiusa per l'onesto". Perciò frà Martino, un personaggio leggendario impersonato anche nel campanaro della filastrocca, mettendo il fatidico punto al posto sbagliato perse l'ambita opportunità di meritare la promozione e la vestizione con la cappa, l'abito confacente al ruolo di abate.
CAPPA E SPADA - Insieme all'arma, la veste è simbolo del codice d'onore cavalleresco, cioè dei principi etici su cui si basavano le leggi, l'assegnazione di titoli e le norme comportamentali della casta nobiliare feudale. Storiche e leggendarie imprese compiute dai cavalieri conformemente a tali regole, perciò indossandone le insegne, hanno ispirato menestrelli e trovatori nella composizione di liriche, le chansons de gesteche hanno dato vita al genere letterario che nel medioevo si è diffuso nelle corti dei castelli e in piazze e mercati delle città provenzali, franche e italiane. Un epicentro culturale dell'epoca è stato proprio il Monferratodove il famoso trovatore provenzale Rimbaud de Vacqueryas sfidò un marchese, Alberto Malaspina, in una celebre tenzone letterariaUna delle più antiche serie di affreschi raffiguranti il ciclo Arturiano è stata rinvenuta in un castello del marchesato, anche patria d'origine di alcuni cavalieri audaci, come Corrado, eroe e re del Regno di Gerusalemme alla cui figura è ispirato il protagonista del film Le Crociate realizzato nel 2005 dal regista americano Ridley Scott, e dame seducenti, come Beatrice del Monferrato, a cui de Vacqueryas ha dedicato alcuni celebri poemi e una canzone (Kalendymaya) il cui verso "Tanto gentil..." fu poi ripreso e reso celebre da Dante Alighieri


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