La figura storica di Francesco
d’Assisi è molto attuale perché densa di valenze molto significative, e
particolarmente suggestive, ravvivate dal fascino poetico del suo Cantico
delle Creature, anche ricordato con il titolo Laudato Si’, cioè
denominato con il celebre incipit e ritornello di ringraziamento a dio per i doni della natura. All'epoca in
cui Francesco d'Assisi ha
vissuto, il XIII
secolo, non destavano preoccupazione le problematiche che invece adesso minacciano la vita sulla Terra e allarmano la
popolazione mondiale, ma l’inno religioso con cui il santo ha consegnato ai
posteri la propria eredità spirituale rappresenta un’antica testimonianza di
attenzioni che oggi definiremmo ecologiste: la necessaria dipendenza
dell’umanità dalle risorse naturali e l'armoniosa interdipendenza tra gli
elementi e gli esseri viventi nel mondo e tra la vita nel pianeta e l'intero
universo nello spazio celeste. Infatti, con la Bolla Papale del 1979, siglata da Giovanni Paolo II, la data del 29 novembre nel calendario cattolico è dedicata a Francesco d'Assisi come santo protettore della natura, e così patrono dell’ambiente in cui si impersona
e identifica l’impegno per la salvaguardia della Terra e del cosmo dai danni
provocati dalle devastazioni e dall'abuso delle risorse naturali.
Francesco d'Assisi compose il Cantico
delle Creature tra il 1224 e il 1226, gli anni finali della sua
vita, e dettandone gli ultimi versi proprio durante l'agonia, terminata
alla Porziuncola nella notte tra il 3 e il 4 ottobre, perciò
la data del "Transito", cioè della sua morte, nel calendario
cattolico è fissata per la commemorazione del santo. Ad Assisi e
dintorni le celebrazioni per San Francesco sono un programma di eventi e manifestazioni, tra cui il tradizionale Corteo dei
fiori che si conclude alla Basilica di Santa Maria degli
Angeli, inoltre con la consegna della Rosa d’argento, riconoscimento
attribuito a una donna meritevole in ricordo di Jacopa, la nobildonna romana
che si era aggregata all'ordine dei frati minori fondato da Francesco d'Assisi
e che assistette il santo nell'imminenza
della morte e al trapasso, e con l’offerta dell’olio per le lampade votive
della Porziuncola. Il combustibile viene donato dai comuni italiani, quest’anno rappresentati dalla Regione Toscana, poiché la celebrazione avviene nel “giorno dei Santi Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena”, che dal 1939 fino al 1976 era anche una festività civile e il suo ripristino è auspicato da molti italiani, religiosi e laici, cristiani e non, e richiesto con il disegno di legge presentato al Senato nel 2002 dal Consiglio Regionale dell’Umbria, che la propone come una giornata dedicata alla pace e al dialogo ed emblematica della solidarietà tra i cittadini dello stato.
80 anni fa, nel 1939, "papa Pio XII proclamò san Francesco patrono d’Italia. Dopo pochi anni scoppiò la seconda guerra mondiale e l’Assisiate divenne un richiamo alla pace - è sottolineato nel comunicato dell’Ordine dei Frati Minori sul programma del convegno svoltosi nel gennaio 2019, intitolato Francesco d’Assisi da patrono d’Italia a patrono dei cultori dell’ecologia - A distanza di 80 anni molte cose sono cambiate e uno dei problemi emergenti è la custodia del creato come ha evidenziato papa Francesco nell’enciclica Laudato sì. Come si può constatare il Santo d’Assisi continua a indicare come affrontare le sfide che si presentano nella storia”. In Francesco d'Assisi infatti si incarna lo "spirito" di fratellanza universale e la sua città natale e in cui ha sede principale l'ordine religioso da lui fondato è un centro internazionale di attività e iniziative mirate a diffondere la pace nel mondo, un messaggio che il santo ha espresso in molti modi, anche inventando il presepe, una tradizione italiana che si è propagata in tutto il mondo e profondamente radicata in Monferrato, dove viene tramandata anche con la rappresentazione della DivotaCumedia, e la cura della natura, di cui sono emblematici il Cantico delle Creature, che è anche il primo testo poetico scritto in lingua italiana di cui sono accertati l’autore e la composizione originale, perciò un'opera fondamentale della letteratura nazionale, e il racconto biografico dell'incontro del santo con un lupo, narrato anche in una versione ambientata ad Alessandria.
Nella seconda metà del XIII secolo nelle cronache dell’abbazia di Vallingegno, nei pressi di Gubbio, un monaco, anonimo compilatore della Passione di san Verecondo, descrisse così la vicenda: «Il beato Francesco, consumato e indebolito a causa delle incredibili penitenze corporali, veglie notturne, orazioni e digiuni, non potendo più camminare a piedi, massimamente dopo che era stato insignito delle stimmate del Salvatore, viaggiava sul dorso di un asinello. Una sera sul tardi, era quasi notte, egli passava in compagnia di un fratello per la strada di San Verecondo, cavalcando l’asinello, le spalle e la schiena malamente coperte da un rozzo mantello. I contadini cominciarono a chiamarlo dicendo: “Frate Francesco, resta con noi e non voler andare oltre, perché da queste parti imperversano lupi famelici e divorerebbero il tuo asinello, coprendo di ferite anche voi”. E il beato Francesco replicò così: “Non ho mai fatto nulla di male al fratello lupo, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli, e temete Dio!”. E così frate Francesco proseguì il suo cammino senza imbattersi in sventura di sorta. Questo ci ha riferito uno dei contadini che era stato presente al fatto». A questa versione della storia, la leggenda alessandrina aggiunge la narrazione dell'incontro con la lupa che atterriva i contadini delle campagne della città, nel cui duomo è incastonato un bassorilievo del XIII secolo che raffigura una tra le più antiche rappresentazioni iconiche dell’animale feroce che, ammansito, porge la zampa al santo. Probabilmente Francesco d'Assisi soggiornò ad Alessandria nel 1217 mentre si recava in Francia, sicuramente la città venne fondata nel 1168 agglomerando gli insediamenti abitati da tre etnie autoctone - le tribus loci dei Gamunde, Meringin e Bergul, perciò siti identificati con i nomi di Gamondium - Gamondio, Marengum - Marengo e Bergolium - Bergoglio, quest’ultimo anche un cognome molto diffuso nel territorio e quello dell'attuale papa, la cui famiglia infatti è originaria del Monferrato, che ha contrassegnato il proprio pontificato identificandosi con il nome di Francesco e indicando i propri obiettivi nell'enciclica intitolata "Laudato Si', per la cura della casa comune".
80 anni fa, nel 1939, "papa Pio XII proclamò san Francesco patrono d’Italia. Dopo pochi anni scoppiò la seconda guerra mondiale e l’Assisiate divenne un richiamo alla pace - è sottolineato nel comunicato dell’Ordine dei Frati Minori sul programma del convegno svoltosi nel gennaio 2019, intitolato Francesco d’Assisi da patrono d’Italia a patrono dei cultori dell’ecologia - A distanza di 80 anni molte cose sono cambiate e uno dei problemi emergenti è la custodia del creato come ha evidenziato papa Francesco nell’enciclica Laudato sì. Come si può constatare il Santo d’Assisi continua a indicare come affrontare le sfide che si presentano nella storia”. In Francesco d'Assisi infatti si incarna lo "spirito" di fratellanza universale e la sua città natale e in cui ha sede principale l'ordine religioso da lui fondato è un centro internazionale di attività e iniziative mirate a diffondere la pace nel mondo, un messaggio che il santo ha espresso in molti modi, anche inventando il presepe, una tradizione italiana che si è propagata in tutto il mondo e profondamente radicata in Monferrato, dove viene tramandata anche con la rappresentazione della DivotaCumedia, e la cura della natura, di cui sono emblematici il Cantico delle Creature, che è anche il primo testo poetico scritto in lingua italiana di cui sono accertati l’autore e la composizione originale, perciò un'opera fondamentale della letteratura nazionale, e il racconto biografico dell'incontro del santo con un lupo, narrato anche in una versione ambientata ad Alessandria.
Nella seconda metà del XIII secolo nelle cronache dell’abbazia di Vallingegno, nei pressi di Gubbio, un monaco, anonimo compilatore della Passione di san Verecondo, descrisse così la vicenda: «Il beato Francesco, consumato e indebolito a causa delle incredibili penitenze corporali, veglie notturne, orazioni e digiuni, non potendo più camminare a piedi, massimamente dopo che era stato insignito delle stimmate del Salvatore, viaggiava sul dorso di un asinello. Una sera sul tardi, era quasi notte, egli passava in compagnia di un fratello per la strada di San Verecondo, cavalcando l’asinello, le spalle e la schiena malamente coperte da un rozzo mantello. I contadini cominciarono a chiamarlo dicendo: “Frate Francesco, resta con noi e non voler andare oltre, perché da queste parti imperversano lupi famelici e divorerebbero il tuo asinello, coprendo di ferite anche voi”. E il beato Francesco replicò così: “Non ho mai fatto nulla di male al fratello lupo, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli, e temete Dio!”. E così frate Francesco proseguì il suo cammino senza imbattersi in sventura di sorta. Questo ci ha riferito uno dei contadini che era stato presente al fatto». A questa versione della storia, la leggenda alessandrina aggiunge la narrazione dell'incontro con la lupa che atterriva i contadini delle campagne della città, nel cui duomo è incastonato un bassorilievo del XIII secolo che raffigura una tra le più antiche rappresentazioni iconiche dell’animale feroce che, ammansito, porge la zampa al santo. Probabilmente Francesco d'Assisi soggiornò ad Alessandria nel 1217 mentre si recava in Francia, sicuramente la città venne fondata nel 1168 agglomerando gli insediamenti abitati da tre etnie autoctone - le tribus loci dei Gamunde, Meringin e Bergul, perciò siti identificati con i nomi di Gamondium - Gamondio, Marengum - Marengo e Bergolium - Bergoglio, quest’ultimo anche un cognome molto diffuso nel territorio e quello dell'attuale papa, la cui famiglia infatti è originaria del Monferrato, che ha contrassegnato il proprio pontificato identificandosi con il nome di Francesco e indicando i propri obiettivi nell'enciclica intitolata "Laudato Si', per la cura della casa comune".
Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile - Francesco d'Assisi, "Lettera di Greccio", agosto 1246
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