In Monferrato l'esposizione di presepi è una tradizione molto vitale e che si rinnova per iniziativa dell'Associazione Mirò, che presenta la rassegna PRESEPI IN VALCERRINA, un'itinerario guidato alle installazioni e agli eventi che animano le suggestive rappresentazioni della Natività in una "costellazione" di antichi borghi del territorio.
Un personaggio caratteristico del presepe è il pastore raffigurato con un agnello sulle spalle e sotto il braccio la piva (zampogna o cornamusa), in Monferrato identificato con Gelindo, protagonista della Divota Cumedia, antica rappresentazione teatrale nella cui trama si fondono, e confondono, la recitazione dei misteri sacri e la narrazione di un mistero buffo. Il suo racconto infatti descrive le peripezie di un pastore burbero e "sempliciotto" che, partito dal Monferrato per il censimento in Palestina, lungo la strada incontra Maria e Giuseppe, li aiuta a trovare rifugio nella capanna di Betlemme e, nel duplice ruolo di soccorritore e testimone, assiste alla nascita del Bambin Gesù. Dell'autore non si sa nulla, mentre è certo che il testo originale della Divota Cumedia è medievale e, tramandato oralmente , veniva messo in scena per rappresentare il miracolo descritto dai Vangeli e quello compiuto da San Francesco d'Assisi a Greccio nel 1223 e da allora raffigurato con il presepe.
Proprio la pietanza principale del menu di Natale in Monferrato sono gli agnolotti, piatto tipico che raffigura la cucina locale nella mostra itinerante TAVOLE A TAVOLA, il programma culturale che rappresenta l'Italia nell'IY2019 - ANNO INTERNAZIONALE DELLE LINGUE INDIGENE. Infatti la denominazione dialettale della specialità monferrina è emblematicamente riferita a tradizioni locali collegate alle attività pastorizie, l'allevamento di ovini e la transumanza, in antichità e tuttora praticate nei territori alessandrini. Il mirabolante arrivo del pastore Gelindo in Terra Santa allude anche a vicende storiche avvenute tra il XII e il XIII secolo nel Regno di Gerusalemme, dove i marchesi del Monferrato furono protagonisti di eventi narrati da menestrelli e cantastorie che, nella stessa epoca in cui si cominciò a rappresentare la Divota Cumedia, raccontavano le gesta dei leggendari cavalieri del ciclo arturiano, la cui più antica raffigurazione è una serie di affreschi dipinta in un salone del castello di Frugarolo.
Dal Monferrato la Divota Cumedia si è diffusa in tutto il Piemonte, dove si iniziò a trascriverne il testo dal XVII secolo. La sua recitazione è documentata in materiali storiografici del XIX secolo, in particolare nello studio del 1896 di uno storico della letteratura italiana, il veneziano Rodolfo Renier, che ne ha confrontate due versioni, una alessandrina e una monferrina, e in un saggio pubblicato nel 2001 dall'etnomusicologo Roberto Leydi. Oggi viene interpretata da varie compagnie teatrali locali, ad Alessandria con uno spettacolo messo in scena al Teatro San Francesco, nel 2018 alla 94ª edizione, con la consueta introduzione della tradizionale businà, una composizione satirica sui fatti accaduti nel corso dell'anno.
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